“Non comprerò più le scarpe di marca”. Tagli, ancora tagli nei servizi nel comune di Frosinone.

Con improvvisa ma perentoria decisione l’Amministrazione decide un drastico taglio anche oltre il 40% di molti dei servizi che da decenni sono in essere nella città di Frosinone.

Dopo i servizi alla persona, lo scuolabus, i servizi di pulizia, le mense, ecco che da domani non saranno più in essere i servizi per i campi sportivi, i servizi delle mostre e i servizi di prenotazione alla villa comunale. La Casa della Cultura tornerà nell’oblio.  Saranno dimezzati i servizi al museo e alla biblioteca.

Insomma la Caporetto dei servizi alla città, che pure negli anni avevano visto una riduzione. Adesso le risorse sono terminate definitivamente per l’anno 2019 e saranno rideterminate per il 2020 al 60%.

Un taglio che viene da lontano, dalle sciagurate decisioni di aderire al ‘piano di riequilibrio economico finanziario’, sacrificando centinaia di posti di lavoro per la chiusura della Frosinone Multiservizi. Poi ci si è messo il ‘pareggio di bilancio’ vera croce per gli enti locali (ovviamente avallato e votato da tutte le forze politiche in parlamento).

Ai lavoratori sono tate decurtate ore su ore, fino ad arrivare anche a contratti di 4 ore settimanali!

Da allora le economie cittadine sono state gestite in maniera tale da favorire i soggetti privati che si sono avventati sulle risorse pubbliche. Tra questi soggetti anche coop interdette per mafia e personaggi di dubbia moralità professionale a cui venivano reiterati gli affidamenti dei servizi. Quanti soldi?

Per i soli servizi della Frosinone Multiservizi le cifre raggiungono 13 milioni di euro. Con appalti definiti su 3 servizi, nei quali non sono mancati vicende di dubbia legalità, gli altri sono stati gestiti con centinaia di proroghe, affidamenti diretti, manifestazioni d’interesse ridotte all’osso…

Questi fantomatici soggetti ‘imprenditori privati’ (ma solo con soldi pubblici!), a cui è stato permesso di trattare l’Amministrazione come un bancomat, oggi piangono che i servizi sono ridotti. Eppure avendo accettato il ‘mercato’ come elemento determinante, dovrebbero accollarsi loro parte di questo rischio…

Un quadro anticipato già nel 2013, ribadito da 1017 giorni di tenda, da coloro che volevano lottare non solo per il presente ma anche per il futuro.

“Anch’io non comprerò e indosserò più le scarpe di marca” rispondeva qualche giorno fa con la solita arroganza, un noto politico massone locale, che ha così somministrato la terapia per le persone, e sono tante, che saranno costrette a ulteriori, disperati, tagli per i bisogni primari.

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